In questa visione antropocentrica il giardino si fa metafora di un mondo dove è ancora possibile un’esistenza pacifica con la natura e i suoi elementi, un ritorno all’insieme unitario di uomini, animali, piante e pietre frantumatosi nell’epoca moderna che stiamo vivendo, qui l’uomo-giardiniere è libero di sognare il proprio mondo-luogo adeguato alla propria esistenza e alle proprie esigenze.Oltre il giardino vuole esplorare nuove dimensioni che vadano “oltre” il senso di giardino ornamentale.

L’installazione si compone di due elementi principali: un primo elemento fatto di macerie, rottami, inerti e residui vegetali del luogo, a distinguere un substrato che porta con sé il proprio trascorso, ricco di storia, tradizioni, cultura; il secondo elemento sono le graminacee, oggi più che mai conosciute per il loro aspetto ornamentale, ma anche portatrici di un legame profondo con l’umanità e la sua stessa esistenza, sostenendo le più antiche civiltà grazie alla loro coltivazione (mais, orzo e frumento solo per citarne alcune). Le graminacee sono inoltre tra le piante più versatili e adattabili che esistano, spingendosi dalle regioni più temperate a quelle polari, dalle tropicali a quelle desertiche.

I Miscanthus sinensis scelti vogliono dunque riportarci alle praterie selvagge primitive, libere dal controllo dell’uomo e da decori, invitandoci ad interrogarci sul significato di giardino e sulla nostra connessione con la natura.